Una premessa necessaria

In questo scritto abbiamo più volte utilizzato il termine normalità: è per noi un processo di acquisizione delle conoscenze e non un atto costitutivo dell’essere umano.  In tal modo lo interpretiamo e attraverso di esso diamo scintilla alla passione che ci unisce: l’educazione.

  1. La nascita di un’idea

Il presupposto da cui nasce l’idea di offrire uno spazio domestico che possa collocarsi a metà strada fra dinamiche familiari e tecniche, nasce da un’esperienza professionale sul campo a contatto con situazioni di grave disagio familiare sinergicamente correlata a percorsi di crescita e scelte di vita personali. Ne è scaturita  una nuova dinamica progettuale che ci permette di mediare in modo efficace la crescita del ragazzo/utente attraverso  la realizzazione di un percorso di crescita adeguato ai bisogni.

 

  1. Villa Ester

 

  • La casa

Villa Ester è anzitutto una casa, non solo identificata come luogo fisico costruito e abitato dagli uomini, ma anche come entità simbolica e archetipo della vita psichica di un individuo. Villa Ester vuole rappresentare questo duplice significato: da una parte essenza strutturale, modellata su canoni architettonici civili che identificano una casa come tale; dall’altra incarnazione del focolare domestico, luogo in cui l’uomo genera il fuoco per scaldarsi e ripetere quotidianamente i rituali che danno vita alla memoria e all’autobiografia.

Ogni luogo e ogni ruolo della e nella  struttura hanno una specifica funzione nell’intervento educativo.

 

  • Radicamento territoriale

Villa Ester è radicata sul territorio di Gorla Maggiore, un paese organizzato e autonomo posto fra le pendici collinari di Varese e la Valle dell’Olona. A livello formativo l’offerta territoriale copre la fascia d’età 0-14 anni: l’asilo nido, la scuola materna,la scuola primaria,la scuola secondaria di I grado. In tal modo è possibile offrire al ragazzo ospite, se necessario, un percorso formativo continuativo legato alla vita pubblica del paese. Gorla offre inoltre una biblioteca civica che è un luogo strategico per le attività didattiche e uno spazio dove i ragazzi possono coltivare i propri interessi. Il territorio vanta anche un’offerta sportiva ampia e interessante.

 

 

  1. Il Progetto Educativo

 

  • Presupposti teorici

Villa Ester è un nuovo modello progettuale che si colloca a metà strada fra una comunità familiare ed una educativa. Il progetto, infatti, prevede la presenza di una famiglia di riferimento in spazi e strutture relazionali delimitati dall’équipe educativa, a sua volta composta da tecnici formati ed esperti. L’obiettivo progettuale è quello di offrire uno stilema familiare che sia supporto non invadente e non corra il rischio di creare legami affettivi all’interno di una famiglia che, nel tempo, per bisogni ed evoluzioni, verrebbe a decadere creando nuovi vuoti da riempire e lutti da rielaborare.Il ragazzo è sempre affiancato da una figura professionale che ne legge e media i bisogni attraverso percorsi psicopedagogici individualizzati usufruendo al contempo di luoghi relazionali d’incontro familiare strutturati o spontanei ma in alcun modo prevaricanti.

 

  • Finalità e destinatari dell’intervento

La finalità dell’intervento educativo è offrire uno spazio strutturale di passaggio in cui il ragazzo possa sentirsi a casa senza riserve ritrovando ( o trovando ) uno stile di vita ‘familiare’ capace di accompagnarlo e integrarlo nella società attraverso un sostegno orientato alla ricerca di un’autonomia e una collocazione stabili.

Destinatari dell’intervento sono minori di età compresa fra i 4 e i 18 anni o in regime di prosieguo amministrativo in numero massimo di 10, con decreto di allontanamento dalla famiglia o situazione psico-socio-familiare  segnalata dagli assistenti sociali dei diversi comuni con decisione di allontanamento, anche parziale e/o provvisorio.

 

  • Aree d’intervento

L’intervento educativo si declina in tre macro-aree: familiare, didattica, sociale.

  • L’area familiare ha una duplice valenza: da una parte si focalizza sulla famiglia di provenienza del ragazzo per individuarne le possibilità di integrazione con il progetto del/dei figli e comprenderne le latenze che ne hanno strutturato l’identità; dall’altra si relaziona alla possibile famiglia affidataria/adottiva futura.
  • L’area didattica si pone l’obiettivo non solo formativo scolastico, ma più genericamente di costruzione di un’identità culturale.
  • L’area sociale prende spunto dalla necessità di prepararsi alla società attraverso un percorso di vita comunitaria che diventi veicolo auto-formativo.

 

 

  1. Obiettivi e strumenti educativi
  • Offrire un’accoglienza incondizionata: Villa Ester è anzitutto luogo di accoglienza nel suo senso più antico e profondo,il mettere insieme. Tutti gli operatori che in qualche forma vivono a stretto contatto accolgono il ragazzo,individuo unico e originale,portatore di una storia di vita esclusiva,a vivere con loro all’interno e all’esterno della struttura per condividere un percorso di crescita reciproca nel rispetto di un paradigma naturale: educare all’umano e all’originale che è in noi. L’educazione totale si esprime nell’essere sempre presenti,nel dare sempre ascolto,nel proporre un incontro incondizionato,senza retorica.
  • Garantire una casa che sia tale sotto ogni aspetto: Villa Ester è una casa del 1896 a struttura tipica delle antiche ville lombarde con giardino frontale. Da nessuna parte vi si può trovare la scritta ‘casa famiglia’ o ‘centro residenziale per minori’ o qualsivoglia dicitura a carattere tecnico: il ragazzo sa di essere ospite senza bisogno di ricordarglielo. A Villa Ester tutto è trattato come la cosa più importante e le sfumature diventano essenziali. Gli spazi sono organizzati in modo da offrire ambiti di privacy e di ‘rifugio’ ma anche per mantenere integro lo spirito di condivisione attraverso l’abolizione metaforica e pratica della strutturazione a compartimenti stagni. In nessun ambiente troveremo oggetti o simboli che richiamino il vissuto di disagio sociale dei ragazzi o la dimensione estremamente artificiosa di una comunità, cartelli scritti a mano con la dicitura ‘tirare lo sciacquone’ o cose simili. Ogni fatto fa parte della relazione e nella relazione ( dialogica e gestuale ) viene trattato.
  • Offrire ai ragazzi un modello di vita quotidiano e un contesto ‘familiare’ adeguato ad una crescita equilibrata: la vita a Villa Ester scorre nella quotidianità attraverso le normali pratiche di tutti i giorni: ci si alza; si fa colazione; si va a scuola, a lavoro; si torna per pranzo o, per chi fa i rientri, dopo le lezioni; ci si dedica a momenti di relax in compagnia delle figure educative o per chi lo desidera all’ interno di uno spazio “privato” (l’intento è di non riempire o strutturare con proposte specifiche ogni momento della giornata, ma di lasciare che l’educazione diventi un fatto naturale); si fanno i compiti o si svolgono attività didattiche di supporto cognitivo, si offre un metodo di studio collocando il ragazzo nella necessità di dare agio all’apprendimento (anche in questo caso è importante guidare allo svolgimento autonomo dei compiti, dove possibile, offrendo sempre e comunque una presenza adulta, calda, accogliente e competente); si fa merenda insieme; ci si lava, sempre in un’ottica di autonomia dove esiste un raggio d’azione concreto, o di guida all’autonomia dove sia necessario far acquisire delle specifiche competenze; si cena  e infine ci si prepara all’importante momento del sonno attraverso pratiche rituali che lo possano conciliare serenamente.
  • Sperimentare altro dalla vita e dalla struttura comunitaria: il progetto educativo individualizzato è sostenuto da un gruppo territoriale di famiglie d’appoggio scelto e formato specificamente dall’équipe per un’accoglienza intelligente del ragazzo al di fuori della struttura. Le famiglie sono una presenza settimanale costante: condividono spazi e momenti in parte sistematizzati e in parte più estemporanei e naturali,restando riferimento chiaro e inequivocabile per ogni ragazzo e per il gruppo ed offrendo la possibilità di fare nuove esperienze al di fuori del contesto comunitario. Con loro si costruiscono micro-progetti di senso che possano aiutare il ragazzo a essere presenza sociale, a conoscere modelli familiari equilibrati e a condividerne spazi, luoghi, rituali e pratiche. Il contatto con la ‘normalità’, con i figli, gli amici, i parenti diventa occasione per non precludere l’orizzonte e sperimentare situazioni integrative, in qualche modo comuni, ma tanto necessarie ad aprire la visuale sul mondo al di fuori delle quattro mura ‘residenziali’. In tal modo è dato al ragazzo di interrompere temporaneamente ma significativamente la difficile ‘routine’ quotidiana e di osservare ed usufruire di nuove forme relazionali senza modulare relazioni troppo invadenti.
  • Coordinare e mantenere un alto e coerente livello d’intervento educativo: l’équipe fondatrice e responsabile di Villa Ester è costituita da professionisti dell’educazione competenti per esperienza e formazione da molti anni attivi nel campo del disagio minorile e familiare.  Questo nucleo fondante  preserva il livello e la coerenza dell’intervento, decide le attività pratiche, costruisce i Progetti Educativi Individuali,  monitora l’evoluzione biografica delle storie di ogni ragazzo, lavora concretamente con lui, mantiene i contatti con gli assistenti sociali referenti,  e le famiglie d’origine o affidatarie/adottive. Le condizioni lavorative e tecniche sviluppate precludono il turn-over garantendo una reale inclusione progettuale di ciascuno e un costante aggiornamento sulle dinamiche e problematiche dei territori educativi. Il ragazzo non sarà periodicamente ( nel personale spazio di vita comunitario ) costretto a rielaborare i lutti di educatori o psicologi migranti, ma potrà contare su figure educative stabili e chiare. Questa strutturazione permette al ragazzo di condividere le proprie giornate sempre con le stesse due figure educative, maschile e femminile.
  • Creare una rete sociale territoriale: il ragazzo viene accompagnato sul territorio per incontrare realtà e persone e per accedere a situazioni e relazioni. L’inserimento in una società o attività sportiva è parte integrante del progetto educativo come modalità di ampliamento relazionale, confronto con gruppi diversi da quelli scolastici e con impianti normativi codificati, oltre che completamento di un percorso di formazione umanistica tout court. Il ragazzo partecipa abitualmente alla vita quotidiana: la spesa di tutti i giorni o qualsiasi altro acquisto o movimento territoriale lo riguarda e coinvolge da vicino. Ogni ingresso o uscita dalla casa viene veicolato come momento naturale e creativo, perché fa parte del ‘normale’ procedere delle cose nel creare storia personale.
  • Garantire un dialogo sistemico con le proprie istanze psicologiche: la dimensione psicologica è per noi di estrema rilevanza e per tale ragione la presenza di una psicologa è una costante ben delimitata. Una volta alla settimana la psicologa della casa incontra il gruppo con un lavoro simbolico atto a verificare eventuali segni e bisogni da lavorare. Per ogni ragazzo per cui è pensato tale intervento, inoltre, è possibile strutturare un percorso individualizzato dentro o fuori dalla struttura. Il dialogo psicologico non è individuato come una forma terapeutica ma come ricerca continua e, perciò, sistematizzata, di osmosi con la propria interiorità profonda, i propri vissuti.
  • Imparare a vivere a stretto contatto con la natura e la tradizione: Villa Ester offre al ragazzo uno stile di vita semplice, legato alle antiche tradizioni: fare il pane in casa, prendersi cura degli animali, raccogliere le uova dal pollaio. In un mondo che corre a più non posso, la proposta procede attraverso il prendersi tempo e individuare gli spazi per fare le cose, il non avere mai fretta di scegliere e il poter decidere senza dare agito al pensiero. Il contatto con la natura, inoltre, si esprime nella valorizzazione della ricca offerta territoriale varesina, accompagnando il ragazzo alla scoperta dei tesori naturalistici di cui siamo circondati.
  • Prendersi cura dell’altro: aprire la visuale e incontrare gli occhi dell’altro per coglierne o comprenderne le bellezze è un movimento necessario per ognuno di noi e, a maggior ragione, per un ragazzo che deve fare i conti con una storia ‘difficile’. La cura dell’altro obbliga a lavorare concetti essenziali quali quello di fiducia, pazienza, ascolto. L’équipe propone, ove lo spazio lo permette, un’attività di volontariato settimanale, motivata, sostenuta e seguita in goni aspetto. Inoltre a Villa Ester vive un cane specificamente formato nell’ambito della Pet Therapy, al fine di permettere spazi anche strutturalmente interni di lavorare l’aspetto emotivo della relazione e aprire nuovi canali di comunicazione.
  • Accogliere la vita nella festa: a Villa Ester esistono spazi aperti al mondo. Il cancello e il recinto sono fittizi e non precludono uno spazio ma creano un’entrata. Nella situazione di disagio è più che mai importante fare festa, ritualizzare i momenti come qualcosa da collocare nei propri ricordi più belli. Compleanni, feste di rito, fine della scuola, qualsiasi momento è il giusto pretesto per sedersi ad un tavolo con una torta e un sorriso, magari invitando i compagni di scuola o qualche amico.
  • Trovare una collocazione e un’autonomia stabili: un ragazzo che vive a Villa Ester è consapevole, o reso tale, di dover affrontare una situazione di ri-lettura e ri-costruzione della propria vita. Le figure educative accompagnano il ragazzo in ogni tappa di questo percorso di crescita collaborando con il servizio inviante al fine di trovare la giusta collocazione ( fisica e spirituale ), sia che si tratti del reinserimento in famiglia come nel ricercarne una ‘nuova’ o creare autonomie stabili nella ricerca d un lavoro e un nuovo domicilio. In ogni caso il cammino viene declinato passo per passo e monitorato dall’équipe educativa, al fine di offrire il massimo supporto possibile e cogliere ogni bisogno emerso o latente.

 

Conclusione

“Ogni finzione narrativa è necessariamente, fatalmente rapida, perché – mentre costruisce un mondo, coi suoi eventi e i suoi personaggi – di questo mondo non può dire tutto….talora l’abbondanza delle descrizioni, la minuzia dei particolari nella narrazione, non hanno tanto una funzione di rappresentazione quanto quella di rallentare il tempo della lettura”[2]. Noi pensiamo che la nostra ( intesa dell’educatore e del ragazzo ) finzione narrativa, che è finzione educativa, intrecci il reale attraverso il rallentamento del tempo, l’acquisizione della necessità biografica della sfumatura e un nuovo concetto di sociale per cui l’ “ospite” non deve essere per forza etichettato come lo ‘sfigato’ che vive in una struttura che ‘bada’ a lui garantendogli  il minimo indispensabile in termini di servizio e cura.

L’intreccio fra il reale e la dimensione pedagogica permette di leggere attraverso una storia per scriverne una nuova.

 

Ogni individuo è originale e unico: i ragazzi, gli utenti, gli ospiti lasciano posto al Ragazzo.

 

Il nostro cammino si completa con lui.

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Federico

Federico